Legge 104, è necessario concordare i permessi con il datore di lavoro? La sentenza della Cassazione

Con la sentenza dello scorso 3 marzo, la Corte di Cassazione si è espressa in materia di utilizzo dei permessi retribuiti della Legge 104 e sulla comunicazione al datore di lavoro.

Con gli obiettivi di tutelare i diritti delle persone con disabilità e garantire loro assistenza e autonomia, nel 1992 è stata promulgata la cosiddetta “Legge 104”. Quest’ultima prevede una serie di agevolazioni, tra cui la possibilità di ottenere dei permessi retribuiti per assistere familiari con disabilità in situazione di gravità.

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Legge 104, è necessario concordare i permessi con il datore di lavoro? La sentenza della Cassazione Leccomilano.it

Proprio in materia dei permessi concessi ai cosiddetti caregiver è intervenuta la Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 5611 dello scorso 3 marzo. I giudici della Suprema Corte si sono espressi, nel dettaglio, sulla comunicazione che il dipendente deve fornire al datore di lavoro per ottenere il permesso retribuito assentandosi dal posto di lavoro.

Permessi Legge 104, la recente sentenza della Corte di Cassazione

I giudici della Corte di Cassazione, lo scorso 3 marzo, con l’ordinanza numero 5611 si sono espressi sul tema dei permessi retribuiti concessi ai cosiddetti caregiver, ossia i lavoratori che assistono un parente con disabilità grave. Secondo quanto stabilito dagli Ermellini, questi permessi non necessitano di un’autorizzazione da parte del datore di lavoro, ma il dipendente è tenuto a dare comunicazione dell’utilizzo dei permessi in modo da permettere un’adeguata organizzazione dell’attività.

La sentenza della Suprema Corte ha anche stabilito che l’eventuale mancata comunicazione non può in automatico essere considerata come un’assenza ingiustificata, ad eccezione di specifiche previsioni contrattuali. Per questa ragione, il dipendente che non comunica l’intenzione di usufruire di permessi non può essere licenziato, ma può subire delle conseguenze a livello disciplinare. Un licenziamento, in questi casi, viene, dunque, considerato illegittimo se non è previsto espressamente nel contratto di lavoro.

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Permessi Legge 104, la recente sentenza della Corte di Cassazione Leccomilano.it

In particolare, la Cassazione ha esaminato il caso di un dipendente di una Srl che, qualche anno fa, era stato licenziato per assenza ingiustificata dopo non aver comunicato l’utilizzo dei permessi 104 assentandosi da lavoro per una settimana. Il lavoratore aveva presentato ricorso sostenendo di aver usufruito dei 12 giorni aggiuntivi, previsti dal decreto Cura Italia, per assistere un familiare disabile. Il ricorso è stato respinto in primo grado dal Tribunale di Mantova che ha confermato la legittimità del licenziamento.

La Corte d’Appello, invece, ha ribaltato la decisione annullando gli effetti del licenziamento e condannando la società alla reintegrazione del dipendente e al risarcimento di 12 mensilità. Secondo i giudici, i permessi non avevano la necessità di una specifica autorizzazione dell’azienda e la comunicazione, in base al contratto applicato al dipendente, non prevede il licenziamento. Inoltre, per la Corte d’Appello, l’assenza per l’utilizzo dei permessi 104 era deducibile dalle circostanze. Una sentenza confermata dalla Cassazione che ha rigettato il ricorso dell’azienda.

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